La città
La città è posta a 383 m s.l.m. nella Val di Susa. Il comune viene attraversato dal fiume Dora Riparia, un affluente del Po, e possiede il Lago Grande e il Lago Piccolo che fanno parte del Parco naturale dei laghi di Avigliana. La città è un autentico gioiello medievale posto attorno alla cinta delle Alpi accanto alla mole della Sacra di San Michele.
Dal punto di vista artistico, il centro storico di Avigliana è sicuramente uno dei borghi più interessanti dei dintorni di Torino, avendo conservato molto della sua fisionomia medioevale con alcune torri e alcune porte della sua cinta fortificata, con una ventina di case risalenti al secolo XV.
Il paese è diviso in due parti: il Borgo Vecchio, con la chiesa di S. Maria, e il centro, nel quale si erge la chiesa parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista. Sulla facciata della chiesa un affresco di S. Cristoforo (secolo XV), mentre nell’interno un piccolo museo d’arte di Defedente Ferrari e della sua scuola. Fuori dal centro, nella frazione Paschiè, si trova la chiesa di San Pietro, o del cimitero, eretta nel secolo XII e rimaneggiata nel secolo XV. Interessante è l’affresco sul muro della facciata che che rappresenta il castello di Avigliana come era nel secolo XVI (ormai il castello è diroccato). Non ci dimentichiamo del “nostro Santuario”, sulla strada che da Avigliana porta a Giaveno.
I laghi
L’origine dei laghi di Avigliana e dell’anfiteatro morenico risale alle ultime due grandi glaciazioni pleistoceniche: quella rissiana (230.000 anni fa) e quella würmiana (120.000 anni fa) quest’ultima direttamente responsabile della formazione dei laghi.
Molto probabilmente le vicende glaciali generarono quattro bacini lacustri due dei quali, la torbiera di Trana e l’attuale zona umida dei Mareschi ben presto interrati dai detriti che scendevano dalle colline circostanti.
Nel passato, gli scarichi fognari hanno immesso nei due specchi d’acqua quantitativi elevati di elementi nutritivi (soprattutto fosfati e nitrati) la cui digestione causa la diminuzione dell’ossigeno disciolto nelle acque, soprattutto nel periodo estivo. L’ittiofauna è caratterizzata prevalentemente da ciprinidi (cavedani, carpe, scardole), specie piuttosto resistenti alle condizioni sopra descritte. Fra i pesci presenti nei due laghi ricordiamo ancora: il luccio, il pesce gatto, l’alborella, la tinca, la carpa, il cavèdano, il persico reale, il persico sole e il persico trota (quest’ultimo solo nel Lago Grande) e l’anguilla. I bacini lacustri hanno peculiarità individuali che li differenziano l’uno dall’altro. Il Lago Piccolo (60 ettari, 356 m. s.l.m.) che riversa le proprie acque nel Lago Grande (90 ettari, 352 m s.l.m.), presenta senza dubbio maggiori caratteristiche di naturalità poiché è circondato da boschi, prati e da una discreta fascia di canneto.
Centinaia di volatili di varie specie quali moriglioni, morette, alzavole, fischioni, gallinelle d’acqua, mestoloni si concentrano sui laghi, in particolar modo nel periodo autunnale ed invernale.
Il Lago Piccolo è particolarmente interessante per l’osservazione dei germani (in netta maggioranza), delle folaghe che tranquillamente nuotano sulle sue acque, degli aironi cenerini e dei cormorani immobili sui rami dei saliconi ormai bianchi del loro guano. Tra gli animali più caratteristici segnaliamo lo svasso maggiore la cui spettacolare parata di corteggiamento, chiamata danza dello specchio, è osservabile a fine inverno – inizio primavera. In seguito il nido galleggiante, costruito dalle coppie, e i pulcini portati sul dorso dai genitori nei loro primi spostamenti sono dimostrazioni pubbliche che si offrono a tutti gli appassionati di bird-watching.
Leggende
I due Laghi, il Lago Grande ed il Lago Piccolo, formano, insieme alla palude dei Mareschi, il Parco Naturale dei Laghi di Avigliana.
Al di là delle vicende storiche e della bellezza del posto, il parco andrebbe visitato anche perché molte sono le leggende che lo riguardano.
La prima, e forse la più conosciuta, riguarda la formazione dei laghi di Avigliana. Era una notte buia e tempestosa, di molti molti anni fa. Squarci di luce rompevano la monotonia della notte, e l’acqua scendeva con grande copiosità. Un povero viandante, senza dimora e senza cibo, giunse in Paese per cercare rifugio e un po’ di carità. Bussò alla porta di tutte le case di Avigliana, ma nessuno volle accogliere un povero vagabondo.
Giunto alla fine del paese, vi era una povera abitazione dove viveva da sola una anziana signora, che viveva del poco raccolto che la terra circostante gli regalava. Il viandante bussò alla sua porta, e la donna gli aprì e lo accolse in casa, offrendogli quel poco cibo e quel poco spazio che possedeva, con il cuore in mano. E così, il viandante si fermò in quella casa a dormire, e rifocillatosi, ripartì la mattina presto.
La donna, svegliatasi, notò che il viandante era già andato via, e uscì per vedere se fosse ancora nelle vicinanze. Ma per sua somma sorpresa, non vide più il paese di Avigliana in fondo alla strada: al suo posto, erano apparsi dal nulla due specchi d’acqua che avevano coperto Avigliana e i suoi abitanti, lasciando intatta solo la sua abitazione. Leggenda vuole che quel viandante fosse il Signore, che volle punire così l’avidità degli avignanesi.
Un’altra leggenda, riguarda un fatto realmente accaduto sulle sponde del Lago Grande. Durante il regno di Amedeo VI di Savoia, il castello di Avigliana era sia residenza reale che prigione. Filippo II di Savoia-Acaia vi venne imprigionato con l’accusa di tradimento il 4 ottobre 1367 per ordine del Re, e il 21 novembre venne condannato a morte, mediante annegamento nelle gelide acque invernali del Lago Grande. Ancora oggi, si dice che lo spirito del nobile Filippo vaghi ancora sulla superficie dei laghi.
Infine, un’ultima leggenda narra che nei fondali dei laghi di Avigliana risieda una fata vestita di rugiadoso bianco. Nessuno l’ha mai vista, ma chissà se è a lei, con i suoi incantesimi, che dobbiamo gli splendidi colori, sempre diversi, rosato, azzurro, gioioso e triste, del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana.